venerdì 30 marzo 2012

"L'uomo che saltò giù dal ponte"

"Vorrei fare qualcosa di grande, qualcosa di importante per l'umanità, qualcosa che mi faccia vivere in eterno e doni un po' di felicità in questo mondo infelice. Sono così inutile che non ho nemmeno più voglia di compatirmi.". E pensando quest' ultimo pensiero si disse di essere nel giusto, e saltò giù dal ponte.

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, il botto che aveva sentito lo aveva spaventato e il cuore gli sembrava voler uscire dal petto mentre cercava di mettere a fuoco il mondo. Davanti a lui, disteso a terra, c'era un uomo, occhi chiusi, bocca aperta, sangue sotto la testa. Si passò le mani sugli occhi, il cuore non voleva smettere di correre, uscì dalla coperta e si avvicinò all' uomo. Qualcuno lo aveva spinto giù, o forse era caduto! Poi notò un biglietto stretto nella mano sinistra "vi libero della mia presenza, infruttuosa e superflua. Una volta amavo la vita, ma questo era prima che conoscessi le sofferenze dell'umanità.". Il ragazzo rimase pietrificato, quell' uomo si era tolto la vita gettandosi dal ponte, e proprio a due metri da lui.

Di li a poco si fece gente, tutti affacciati a guardare la polizia che girava intorno al corpo, l'ambulanza, e a fare supposizioni sul "poveretto" che era arrivato ad un gesto così estremo, sempre toccante per tutti. "Pare abbia lasciato un biglietto!" "Dicono che è stato trovato da quel barbone,quello che sta sempre sotto il ponte, ma c'è anche chi dice che non è poi improbabile che sia stato proprio lui a gettarlo giù dal ponte, si sa che questa gente vive di furti!"

Il ragazzo stette tutto il giorno a ripetere ciò che aveva visto, le domande cambiavano nelle parole ma non nel significato, ma lui fu paziente, e rispose a tutte, e si sentiva stanco e triste. In tarda serata lo lasciarono uscire, camminò a lungo per le strade della città pensando che non sarebbe più potuto tornare lì, sotto il ponte, dove dormiva da quasi due anni. Si sarebbe dovuto cercare un altro posto, ma in realtà dentro di lui sapeva che nessun posto gli sarebbe piaciuto, perché da quella mattina, da quando si era svegliato e aveva visto quell' uomo, aveva sentito che nel mondo c'era qualcosa di terribilmente sbagliato, e che forse nessuno poteva aggiustare. D'altronde anche lui era scappato da tutto e da tutti, anche lui aveva rifiutato la vita, non la vita in sé per sé, ma la vita della società, l'inutilità dei soldi, della corsa agli averi, dei rapporti falsi, nei quali i suoi genitori erano dei fenomeni. Lui un giorno aveva scelto di sparire e lasciare tutto per vivere di nulla, e in quel nulla aveva trovato la serenità, una sorta di pace interiore che gli consentiva di dimenticare tutte le brutture del mondo che aveva visto sin da bambino. Ma ora qualcosa si era rotto, e si sentiva inutile ed egoista.

Quando imboccò il vialetto di casa, una strana sensazione di calore lo riempì, era felice, e non lo era mai stato in quel vialetto. La villa era sempre la stessa, c' era qualcosa di diverso nel giardino, ma non seppe stabilire cosa, era così emozionato che gli venne un sorriso fisso mentre camminava lentamente verso la porta. Erano passati cinque anni, chissà cosa avevano pensato in tutto quel tempo. Fu difficile bussare, pensò al peggio, forse i suoi genitori erano arrabbiati con lui, forse lo avrebbero cacciato perché era un ingrato e li aveva fatti soffrire. Bussò. E fu tutto uno stupore, e lacrime, e abbracci e baci, e lui non capì nulla per un bel po di minuti. Quando le emozioni si calmarono un pochino presero a parlare, ma lui non riuscì a dire molto, negli ultimi cinque anni non aveva avuto tante occasioni per parlare con qualcuno, a nessuno verrebbe in mente di chiacchierare con un barbone.

Passò una settimana prima che ci fosse una parvenza di normalità nella famiglia ritrovata, ma tutti erano così felici che il passato non importava più niente. Il ragazzo però non era venuto per questo. L'emozione di rivedere la sua famiglia, che tanto aveva disprezzato in precedenza, non aveva cancellato l' immagine dell' uomo morto davanti ai suoi occhi, voleva fare qualcosa, perché ai casi lui non ci credeva. Aveva deciso di cambiare vita, e di fare una cosa che se non fosse mai andato via i suoi genitori non gli avrebbero mai permesso di fare, ma ora era tutto diverso.

Quando partì i suoi genitori piansero tanto, ma di gioia, perché avevano ritrovato un figlio ed erano disposti a tutto per non perderlo di nuovo. Guardarono l'aereo decollare, andava verso l' Africa, ma dopo un anno sarebbe ritornato, e con l' esperienza di volontariato avrebbe aperto un centro di assistenza per i poveri e i disagiati della sua città, e loro erano disposti a dare anche tutti i loro soldi, perché quei soldi li avevano privati della felicità per tanto tempo, e ora invece donavano sorrisi.

Certo l' uomo che saltò giù dal ponte non aveva potuto cambiare il mondo, e né poté farlo il ragazzo, ma regalarono un po' di speranza, un po' di fiducia nell' uomo, un po' di coraggio e soprattutto la certezza che nulla avviene per caso, e gli uomini vengono al mondo per lasciare il proprio tocco magico, piccolo o grande che sia, nella storia dell' umanità.